giovedì 23 settembre 2010

Come una pugnalata

Mi sveglio, la radiosveglia mi dice che è ancora presto e via che rimango a sonnecchiare un'altra mezzora: nulla di più normale, tutto regolare. Solito e pulito.

Accendo il pc già prima di svoltare a sinistra per il bagno, è come un rito ormai e magari qualcuno dirà che è un'ossessione, pazienza.

Insomma, a farla breve, una mattina come un'altra, un giovedi tranquillo.

E invece no e la cosa bella è che non so neppure perché poi ha preso tutta un'altra piega, tanto che non ricordo piu neppure come ci sono arrivata, tra un clic e un morso al cornetto, a leggere di gente che si è trasferita in Svezia.

Che botta!

Per le 11 ero già immersa nella forsennata lettura di Silvia e Gabriele, lei medico e lui metereologo, che han salutato il bel paese e se ne sono andati a Norrköping. Scorro, clicco, guardo le date, leggo della burocrazia, delle ansie e delle gioie..mi pare quasi di essere li o come se stessi vedendo un film in tv, uguale. Apro i commenti, c'è davvero un sacco di roba, un sacco di gente che si complimenta della scelta, intrusi che man mano diventano “amici” che dispensano consigli e che danno il loro piccolo, virtuale contributo e in un paio d'ore, letteralmente volate, mi accorgo che c'è uno stuolo di giovani Italiani là fuori, in Svezia... e questo non è più solo virtuale, è Reale.

Non che non lo sapessi che la gente viaggia, si sposta e si trasferisce ma oggi riscoprirlo è stato come riscoprire me qualche anno fa e la prima domanda, a suo modo terribile, è stata: “Be? Che fine hai fatto?”. Confesso che ci ho messo un po a elaborare il lutto e tornare a dirmi che son sempre io e che posso sempre farlo.

Se lo han fatto loro, perchè non io? Chissà, giusto?

Ci vogliono le “palle”, scusate il francesismo, ci vogliono..ci vuole..che ci vuole?

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